Da Monelli a Brufoli e Piselli, Italiano Per Le Mamme

Portone a Piazza Collegio Romano vicino a mio ufficio. Foto da Trisha Thomas

Fra le cose che più mi piacciono della lingua italiana ci sono i suffissi ‘ino’, ‘one’ e ‘accio’. Aggiungendoli alla fine di una parola, se ne può cambiare la natura. ‘Ino’ rimpicciolisce l’oggetto, ‘one’ lo ingrandisce e ‘accio’ lo peggiora. Perciò una porta può essere grande o piccola – porticina o portone – e una parola può diventare una parolaccia. Un brufolo può essere un brufolino, un brufolone o un brufolaccio. Trovo particolarmente utile il suffisso ‘accio’. Se vuoi dire che hai avuto una brutta giornata, ecco qui la giornataccia.

Una volta la mia amica Jessica ha avuto un piccolo diverbio con la suocera circa l’uso che suo figlio faceva dei suffissi. Un giorno, quando suo figlio aveva quattro anni, erano a pranzo dai suoceri e e portarono in tavola i piselli. Con grande disappunto della suocera di Jessica, il piccolo Pietro cominciò a cantare “Piselli, piselli, piselli. Io ho un pisellino, ma mio papà ha un pisellone.”

Più tardi, mentre Jessica cambiava il pannolino all’altra figlia, la suocera entrò in camera da letto come una furia e le chiese: “Dove ha imparato quelle parole? Gliele hai insegnate tu?” Jessica rispose di no, cercando di mantenere un contegno. “Le ha imparate a scuola? Dagli altri bambini?”, continuò la suocera. “No, credo che sia stato suo padre”, rispose Jessica con un ghigno. Offesa, la suocera si avviò decisa verso il soggiorno per affrontare il figlio. Qualche minuto dopo, Jessica sentì suo marito alzare la voce. “MAMMA, PER FAVORE, LASCIAMI IN PACE!”

E a proposito di piselli, sono appena andata dal mio verduraio perché volevo fotografare dei piselli per illustrare questo blog. La coppia che gestisce la bancarella era molto divertita dal fatto che ‘l’americana’ non sapesse che la stagione dei piselli comincia a marzo, quindi a ottobre è bella che finita. Sono stata costretta a confessare che ‘l’americana’ era stata cresciuta con i piselli surgelati. Orrore! E per consolarmi di questo trauma infantile, mi hanno venduto delle pesche bianche freschissime, che a ottobre sono ancora in stagione.

Mi piace usare i suffissi quando parlo con i miei figli. A volte possono essere semplicemente ‘monelli’, altre ‘monellini’, altre ancora ‘monelloni’, e infine anche ‘monellacci’.

I miei colleghi italiani li hanno adattati anche alla terminologia di lavoro. Quando abbiamo bisogno di un commento (soundbite), lo chiamiamo ‘soundbitino’. E quando abbiamo problemi con una trasmissione satellitare (feed), lo chiamiamo ‘feedaccio’. Un servizio di poca importanza, diventa una ‘storyellina’. Se una notizia è molto seguita e noi lavoriamo bene, diventa un ‘successone’, come ha detto il mio capo in occasione della copertura del verdetto al processo Knox.

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