La Raffinata Arte del Brodo di Natale

A Natale del 2010 ho deciso di servire alla famiglia un menu americano stile cena del Ringraziamento. Ho prenotato il tacchino e sono andata in un negozio di specialità a comprare la salsa di mirtilli rossi. Però, trovandomi in Italia, volevo servire prima  una pasta. In Italia bisogna sempre avere un primo e un secondo. Perciò ho scelto un tradizionale primo natalizio, i tortellini in brodo.

Due giorni prima di Natale, sono andata a un cena con un gruppo di amici italiani. Stavo chiacchierando con quattro donne quando, parlando di cibo, ho annunciato fiera che per la cena di Natale avrei cucinato un tradizionale tacchino americano e un tradizionale primo italiano, i tortellini in brodo. “Sarò molto occupata col tacchino, perciò ho pensato di fare un semplice brodo con il dado.” Un sussulto generale. Poi si sono tutte affrettate a spiegarmi che fare il brodo con il dado per il pranzo di Natale era un’idea disastrosa.

Così il mattino seguente sono andata dai Fratelli Giovannelli, una famosa macelleria di Roma. Il negozio era così affollato che ho dovuto prendere il numero, avevo il 14. Quando è arrivato il mio turno, ho illustrato il mio problema del brodo al macellaio che mi ha servito, un omone con una massa di capelli grigi, occhi blu ghiaccio e una giacca bianca macchiata di sangue. Mi ha squadrato per un istante, poi è scoppiato a ridere e agitando in aria il suo coltellaccio, ha annunciato (con mio grande imbarazzo): “Ehi gente, qui c’è un’americana che non ha mai fatto il brodo!!”

I suoi colleghi hanno cominciato a elencare gli ingredienti. “Dalle un pezzo di vitello!” “Non dimenticare la lingua!” “Chi mi passa mezzo cappone?” “Dove stanno le ossa per il brodo?” e così via… tra il divertimento generale dei clienti in attesa.

Quando hanno finito di mettere insieme tutti gli ingredienti per un brodo come si deve, avevo una grossa busta piena di carne e un conto di 50 euro. E naturalmente, un’ultima battuta mentre uscivo. Il macellaio che mi aveva servita ha gridato al ragazzo delle consegne: “Ehi, porta la busta alla macchina dell’americana. Anzi, perché non l’accompagni a casa e lei fai vedere come si fa?” Ah ah ah. Altra risata generale. Tipica battuta italiana – un po’ sciovinista, un po’ volgare, ma comunque buffa.

[Piccola digressione: devo dire che i macellai italiani sono degli incorreggibili lumaconi. Si divertono tanto a corteggiare le clienti mentre affondano il coltello in grossi pezzi di carne.]

Sono tornata a casa che ancora ridevo fra me e me. Avevo osato pensare di fare un brodo di dado e avevo mandato i macellai romani in brodo di giuggiole!

Il progetto del brodo ha richiesto ben tre ore di lavoro. La mia amica Caterina Bruno, una cuoca stupenda, mi ha assistito con telefonate ed SMS. “Non hai dimenticato il sale, vero?” “Ricorda di mettere tanto sedano.” “Lascia il manzo fino all’ultimo.” Ero molto grata per tutto il suo aiuto. Il giorno di Natale, il mio brodo ha riscosso un successo strepitoso. E’ piaciuto a tutti. Ah, le gioie di una mamma Mozzarella!

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