I bucatini all’amatriciana sono senz’altro una delle più famose ricette di pasta italiana. Il sugo è fatto con pomodori, guanciale e cipolle e io ho imparato a farlo, ma poi ho deciso che non mi piaceva trovare nel piatto tutti quei pezzi. Forse è una mania americana, ma volevo un condimento senza grumi. Perciò dopo averlo cotto, l’ho messo nel frullatore per ottenere un purè bello liscio.
Una sera ho servito la mia Amatriciana ai nostri ospiti e alcuni italiani hanno chiesto: “Che sugo è questo? Non può essere amatriciana, però ne ha il sapore.” Fiera e ingenua al tempo stesso, ho rivelato la mia tecnica. La loro reazione è stata molto diplomatica.
Alcuni anni dopo, siamo andati in vacanza in Sardegna con una delle famiglie invitate a quella cena. Eravamo in dieci e Paola, l’altra mamma, si è tuffata subito nella preparazione di pranzo e cena per tutti, rifiutando sempre il mio aiuto. Il terzo giorno le ho detto: “Basta, Paola, non è giusto che cucini due pasti al giorno per dieci persone. Stasera ci penso io.” Lei mi guardato, ha fatto un largo sorriso e e ha risposto: “Non posso fidarmi di nessuno che mette il sugo all’amatriciana nel frullatore.” Sono rimasta allibita. Non poteva essere. Come ha potuto ricordarsene a due anni di distanza?
Qualche settimana dopo, tornata al lavoro, ho raccontato la storia ai miei colleghi italiani Pietro, Paolo e Gianfranco. Mi hanno ascoltata in silenzio finché non sono arrivata al momento in cui mettevo il sugo nel frullatore. A quel punto c’è stata la rivolta: “COS’HAI FATTO??? – hanno urlato in coro – HAI MESSO L’AMATRICIANA NEL FRULLATORE! NO!!! E’ UN PECCATO, UN CRIMINE!”. Shock e disapprovazione, questa è stata la loro reazione. Pietro ha osservato: “A quel punto, potevi metterci anche la pasta nel frullatore, così facevi un frappè all’amatriciana.” E Paolo: “Saresti un ottimo chef per la NASA.” Gianfranco ha concluso che noi americani siamo senza speranza.
D’accordo, forse noi americani siamo senza speranza, ma accidenti a voi, gli italiani rischierebbero il posto di lavoro pur di rispettare le loro regole culinarie. Gianfranco è l’esempio perfetto di tutto ciò. In Italia, tutti sanno che non si può assolutamente bere il cappuccino dopo pranzo. Il cappuccino si prende al mattino. A colazione, a metà mattina. Dopo pranzo, si prende il caffè. Se vuoi fare uno strappo alla regola, puoi prendere un caffè macchiato, ma niente di più. Gli italiani trovano insopportabile l’abitudine dei turisti stranieri di ordinare un cappuccino a fine pranzo.
Quando Sandy Macintyre, direttore del reparto News di APTN è venuto a Roma, ci siamo impegnati tutti a fare del nostro meglio, quello che gli italiani chiamano ‘bella figura’… vestirsi bene, dire le cose giuste… Tutto l’ufficio ha portato Sandy a pranzo fuori e gli ha raccontato le storie che stavamo seguendo in quei giorni. Sandy si è goduto il suo piatto di pasta circondato dai suoi ossequiosi sottoposti.
Poi, alla fine del pranzo, Sandy ha ordinato un cappuccino. Gianfranco, il cameraman, non ce l’ha fatta. “Ah no, Sandy, non si fa, è troppo.” Noi gli abbiamo lanciato occhiatacce e dato calci sotto il tavolo, sperando che ricordasse che volevamo nuove attrezzature e aumenti di stipendio, ma non c’è stato verso di zittirlo. “Mi dispiace tanto, Sandy, non si può prendere un cappuccino dopo pranzo”, ha proseguito. Questo è il cameraman inviato a seguire la guerra di Bosnia e secondo i colleghi, non ha battuto ciglio quando un proiettile gli è sfrecciato vicino alla spalla mentre si avvicinavano a Sarajevo in macchina.
Gianfranco è famoso per essere riuscito a dormire sui jet militari che atterrano bruscamente sulle portaerei. Gianfranco non ha mai permesso a spari o ai voli turbolenti di sgualcire le sue camicie Brooks Brothers e la sciarpa di seta attorno al collo. Diciamo che Gianfranco sa fare bella figura quando sfrecciano le pallottole e i gli aerei fanno l’altalena, ma non quando viene servito un cappuccino dopo pranzo! Grazie al cielo, Sandy ha un bel senso dell’umorismo scozzese e ha preso bene la fissazione italiana per il cibo.